Il Gioco del PINDOL

Si chiama Lippa in Lombardia, oppure S’ciancol tra Verona e Mantova, Pìndul Pàndol o Pàndolo tra Friuli Venezia Giulia e le terre d’Istria, Chinè in Toscana, Mazza e Pivèzo nel sud Italia. Da noi si chiama Pìndol o Mago o Girèl Mandèl o chissà in quanti altri modi. Ma il gioco è lo stesso, è diffusissimo e presente un po’ in tutta Europa e anche oltre. Il gruppo Magozerobòt di Feltre dal 2007 ha ricominciato a praticare il pìndol scoprendo ben presto di non essere solo. Esistono infatti comunità ludiche che organizzano tornei, campionati e sfide, occupando le piazze e le strade delle città e dei paesi, riappropriandosi di spazi urbani invasi dalle auto e facendo rimbombare le mura con le voci ritualizzate del gioco.

Un gioco antico. Grazie all’amichevole interesse ed alla competenza di Donatella Bartolini, recentemente è stato possibile rintracciare nell’Archivio della Curia di Feltre un documento straordinario: nel marzo e nell’ottobre 1542 Ottaviano Ricca, figlio diciottenne del trombetta salariato dalla Comunità di Feltre, e il notaio Marcantonio da Monte testimoniarono nella causa matrimoniale tra la figlia del campanaro pubblico e il figlio di un notaio della città. Per stabilire se il matrimonio tra i due giovani fosse avvenuto o meno, il vicario vescovile ascoltò molte persone, che riportarono fatti, circostanze e abitudini relative ai due protagonisti e al loro vicinato, per lo più abitanti del Castello di Feltre. Le testimonianze ci restituiscono dettagli di vita del passato, ivi compresi i nomi dei divertimenti e dei giochi praticati, rispettando persino le varietà linguistiche regionali: il gioco si chiama “lippa” per Ottaviano, di origini cremonesi, “pandol” per Marcantonio, feltrino.

Anche in forza di questa scoperta, il gioco per il secondo anno consecutivo è stato inserito, per il momento solo a titolo dimostrativo, all’interno del programma del Palio di Feltre. In Piazza Isola a Feltre, a partire dalle ore 10,00 si contenderanno il premio realizzato dall’artista della ceramica Silvia De Cet, quattro squadre ognuna delle quali è stata associata ai quartieri della città.

martedì 23 marzo 2010

Testimonianze documentate risalenti al 1542

Dall'Archivio della Curia di Feltre

Ottaviano Ricca: “Et li treppi che ho fatto cum ella sono sta’ honesti, come zugar a dadi de sere de noselle in presentia delli soi de casa et de quelli de messer Marcantonio de Monte, et zogar alla lippa publicamente.” Marcantonio da Monte: “Et questi termini ho visto usar cum Ottavian fiol del Trombetta et Hieronymo servitor del magnifico Castellan da Molin, cum li quali l’ho vista usar grande domestichezza et secretteza et anche poi usar atti inhonesti, alla sbardellata, senza alcuna vergogna in rider, parlar, smatar, zugar alla balla, al pandol et ad altri giochi. Et maxime cum Octaviano [...]”.

Nel marzo e nell’ottobre 1542 Ottaviano Ricca, figlio diciottenne del trombetta salariato dalla Comunità di Feltre, e il notaio Marcantonio da Monte testimoniarono nella causa matrimoniale tra la figlia del campanaro pubblico e il figlio di un notaio della città. Per stabilire se il matrimonio tra i due giovani fosse avvenuto o meno, il vicario vescovile ascoltò molte persone, che riportarono fatti, circostanze e abitudini relative ai due protagonisti e al loro vicinato, per lo più abitanti del Castello di Feltre. Le testimonianze ci restituiscono dettagli di vita del passato, rispettando persino le varietà linguistiche regionali: il gioco si chiama “lippa” per Ottaviano, di origini cremonesi, “pandol” per Marcantonio, feltrino.
Il documento si conserva nell’Archivio della Curia di Feltre.

Ringraziamo Donatella Bartolini autrice della scoperta.